L’Habitat e la Fauna

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L’HABITAT

L’immagine riproduce l’ambiente di 736.000 anni fa ad Isernia.
I vari studi finora effettuati permettono di ricostruire qualche aspetto della vita dell’uomo preistorico di Isernia e dell’ambiente in cui viveva.
Un gruppo di individui, forse poche decine, aveva costruito lungo le sponde del fiume un accampamento e, per rendere calpestabile l’area abitativa, aveva bonificato parte della sponda paludosa del fiume con pietrame e grandi ossa, resi quest’ultimi della caccia giornaliera ai mammiferi stanzianti nella zona.
Il paesaggio era molto diverso da quello attuale con una vegetazione aperta, a steppa-prateria arborata, che riusciva a dare nutrimento a numerosi pachidermi. La lunga stagione arida, che favoriva lo sviluppo di una associazione vegetale aperta, era seguita da una breve stagione umida nella quale le acque del fiume crescevano intorbidendosi, inondando così le zone limitrofe e ricoprendole di sabbia e limo. Col tempo proprio queste azioni incontinenti hanno permesso la conservazione del sito, ricoprendo il suolo bonificato dall’uomo.
L’accampamento era temporaneo e stagionale, parte integrante di una economia di vita nomade al seguito degli spostamenti animali da cui dipendeva l’approvvigionamento giornaliero dell’uomo.

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LA FAUNA

I resti faunistici sono molto abbondanti e appartengono a più specie.
Gli animali più frequenti sono il Bisonte (Bison), il Rinoceronte (Dicerorhinus) e l’Elefante (Elephas antiquus). Per questi animali, dato il gran numero di reperti, è possibile eseguire studi biometrici di popolazione.
Meno frequenti sono l’Orso (Ursus deningeri) e l’Ippopotamo (Hippopotamus amphibius), mentre molto rari i cervidi, daino e megacero, il Cinghiale (Sus scrofa) e il Thar (Hemitragus).
La setacciatura dei sedimenti permette di raccogliere resti di microvertebrati, fra i quali oltre a pochi resti di pesci, anfibi, rettili, fra cui tartarughe, e uccelli, vi sono i seguenti roditori: Clethrionomys, Pliomys episcopalis, Pliomys lenki, Microtus gruppo arvalis-agrestis, Microtus brecciensis, Pitymys, Arvicola mosbachensis.
La contemporanea presenza di micromammiferi e la possibilità di datare questa associazione faunistica con metodi radiometrici inducono a ritenere il giacimento di Isernia un caposaldo della cronostatigrafia. Le faune a grandi mammiferi, inoltre, permettono di formulare ipotesi importanti per la ricostruzione dell’ambiente in cui l’accampamento si trovava.
Si presume che il clima fosse a due stagioni, una lunga arida, l’altra breve in cui si concentravano le precipitazioni annuali; questo clima favoriva lo sviluppo di una vegetazione aperta, probabilmente a steppa arborata, che permetteva il pascolo a mandrie di bisonti e ai numerosi pachidermi. Nelle zone più umide la vegetazione si infittiva procurando rifugio a cinghiali e cervidi. Erano presenti anche gli ippopotami lungo i corsi d’acqua.